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DISTRETTO TURISTICO ALTOSALENTO RIVIERA DEI TRULLI di Giuseppe Fedele

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DOVE VOGLIAMO ANDARE?

Per rispondere all’interrogativo posto dal titolo,  è indispensabile affrontare dapprima la domanda “dove siamo adesso?”;    per far questo utilizzo l’analisi swot  cioè, un ritratto dei  più importanti punti di forza e punti di debolezza del territorio altosalentino, come pure,  delle opportunità e minacce.

             

4.1 analisi swot:

Punti di forza del territorio: 

·       Patrimonio storico-architettonico e culturale unico.                                   

·       Elevata valenza paesaggistica del territorio.

·       Mare pulito e costa variegata.  

·       Presenza di aree naturalistiche. 

·       Buon livello della qualità della vita.

·       Produzioni agricole  di valore adatte allo sviluppo di filiera.

·       Presenza di strade dell’olio e del vino e di poli di gastronomia tipica.

 

Punti di debolezza del territorio:

·       Ridotta propensione alla cooperazione e alla collaborazione.

·       Scarsa integrazione e polverizzazione delle attività economiche e dei servizi turistici.

·       Scarsa valorizzazione, tutela e catalogazione del patrimonio ambientale e culturale.

·       Scarsa pulizia delle aree naturali, delle aree pic nic e delle spiagge;   non adeguato  senso civico delle popolazioni.

·       Sviluppo di aree residenziali turistiche in aree naturali sensibili.

 

Opportunità:

·       Possibilità di diversificare e destagionalizzare l’offerta turistica: turismo balneare, rurale, culturale, naturalistico ed enogastronomico.

·       Evoluzione dei consumi verso una maggiore domanda di prodotti di qualità e tipici.

·       Crescente domanda di ambiente.

·       Buoni collegamenti stradali e ferroviari con il resto d’Italia.

·       Vicinanza di ottime strutture aeroportuali e portuali.

·       Buona immagine sul mercato italiano ed estero.

 

Minacce:

·       Fragilità e vulnerabilità delle aree di pregio ambientale e naturalistico.

·       Riduzione del presidio ambientale, dovuto al progressivo abbandono  delle campagne da parte dei contadini.

·       Colonizzazione del territorio, da parte di tour operator e villaggi vacanze, con scarse ricadute economiche sul territorio.

·       Congestionamento di alcune località turistiche in alcune settimane estive con superamento della capacità di carico ambientale, sociale ed economica.

·       Concorrenza e globalizzazione del mercato turistico.

 

L’analisi swot  evidenzia numerosi punti positivi che, senza certo sottovalutare  i lati negativi,  rappresentano le leve per uno sviluppo armonico e duraturo del territorio.

Il territorio dell’Altosalento deve tendere ad uno sviluppo economico attraverso l’integrazione dei suoi settori classici, (agricoltura, artigianato e terziario) con il turismo, attraverso un’ottimizzazione del territorio. Il successo del turismo proviene dalla capacità di far coincidere ciò che un territorio ha da vendere con ciò che i visitatori vogliono e per cui sarebbero disposti a pagare. Noi abbiamo un’offerta variegata e una domanda  in crescita rappresentata da turisti  che ricercano  non solo svago e divertimento, ma anche cultura e ambiente.

L’offerta va continuamente organizzata, monitorata e supportata da infrastrutture e scelte oculate da parte degli enti territoriali. I comuni devono essere lungimiranti e non miopi,  in particolare nelle grandi realizzazioni che richiedono forti sussidi pubblici.

La rete stradale del comprensorio, va adeguata al traffico turistico e commerciale: alcune infrastrutture sono indispensabili per consentire veloci collegamenti con Brindisi sede di porto e aeroporto. Finanziamenti per mega progetti di lunghe circonvallazioni sono inutili; sarebbe più vantaggioso che i comuni sollecitassero un ammodernamento della direttrice  Brindisi - San Vito - Ceglie - Martina - Alberobello,  eliminando attraversamenti  urbani, curve e dislivelli. E’ un’ opera viaria che costerebbe relativamente poco, interesserebbe tre province (Brindisi, Taranto e Bari), e tre destinazioni turistiche come l’Altosalento, la Valle d’Itria e Alberobello che potrebbero ancor più integrarsi in un unico distretto economico-turistico.  

In quest’ottica innovativa che supera il campanilismo di paese, la politica urbana deve integrarsi con la politica turistica del distretto tenendo presente, sempre, la salvaguardia del  patrimonio culturale e ambientale. I centri storici medievali, in particolare, sono sistemi fragili; ai  comuni il compito di sollecitare e promuovere soluzioni di recupero mirate e diverse su singoli  manufatti o microtessuti urbani. I centri storici devono esercitare la funzione turistica al massimo delle proprie potenzialità e, nel contempo    riappropriarsi della loro funzione sociale. La strada e la piazza devono ritornare a essere quasi ambiti di pertinenza delle case e dei cittadini che vi abitano, come pure luoghi di incontro di socialità e di commercio. Ieri gli affari si concludevano in piazza,  si conserva  ancora a San Vito, su un lato di piazza Papa Giovanni Paolo II, di fronte alla  Basilica Santa Maria della Vittoria,  una piccola colonna di pietra scura su cui si stipulavano patti e contratti (una stretta di mano su quella colonna aveva più valore che un atto notarile).

Il centro storico di Ceglie deve conservare la sua autenticità, intesa come caratteristiche sociali, culturali, economiche e fisiche per costruire e rafforzare una sua immagine, ricercata e gradita dai turisti, diversa e complementare all’immagine del centro storico di Ostuni. Nella parte più antica (Ceglie vecchio), devono trovare posto solo attività compatibili e in numero limitato, come piccole osterie e laboratori artigiani locali che propongono cestini in giunco (panari), ricami, liquori artigianali (rosoli), erbe aromatiche, oggetti in ferro battuto e in legno, e altro ancora della nostra civiltà passata che i nostri nonni ben ricordano come vita quotidiana. Ristoranti tipici, bar, pubs, locali commerciali a valenza turistica devono svilupparsi nel centro storico ottocentesco, s’intende sempre con attenzione e rispetto del luogo.

Per consentire una fruizione adeguata dei centri storici e conservarli per le prossime generazioni, la vita moderna e le automobili devono restarne fuori. Questo presuppone la presenza di parcheggi e servizi funzionali per raggiungere facilmente il centro. Spesso i parcheggi sono vicini al centro ma sono poco utilizzati: a San Vito è stato realizzato un parcheggio attrezzato, ben pubblicizzato con segnaletica direzionale in tutta la città, a 200 metri dalla piazza centrale, è anche gratuito, ma... è quasi sempre semivuoto. In altri casi,  i parcheggi scarseggiano o sono distanti dal centro cittadino, in questo caso le amministrazioni devono ingegnarsi con idee e realizzazioni innovative che potrebbero rappresentare esse stesse un’attrazione turistica.   

Le amministrazioni devono far star bene i cittadini e i turisti, in fondo cittadini e turisti vogliono la stessa cosa: un territorio gradevole e curato. Disgusta e non attira una città sporca con strade dissestate, marciapiedi rotti o inesistenti, verdi pubblici incolti e senza arredo, monumenti abbandonati o chiusi; e poi scritte sui muri, cartacce e altro per strada, ma su questo i comuni devono solo vigilare e rimediare con una pulizia e manutenzione accurata, sicuramente un maggior senso civico dei cittadini sarebbe auspicabile.

“Dove vogliamo andare?” dipende dunque da tutti gli attori del distretto: dagli enti pubblici sollecitando e realizzando  infrastrutture adeguate  e una attenta “manutenzione” del territorio; dalle aziende con una forte determinazione in creatività e imprenditorialità in una logica a rete e di filiera; dai cittadini con comportamenti coerenti, anche nei piccoli gesti quali un senso civico diffuso,  e un sentirsi parte integrante e determinante del “processo turistico”.

Tutto questo può portare il territorio altosalentino a un nuovo e ricercato  prodotto turistico, è questo il tema del prossimo appuntamento. 

   


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