Altosalento riviera dei trulli benvenuti in Puglia
LE NEVIERE
Le neviere sono "monumenti di archeologia agricola-industriale" dei secoli passati ancora in uso sino alla prima metà del '900, praticamente sino all'avvento dei moderni sistemi di congelamento.
Ma prima del frigo, come si faceva
per creare il freddo e il ghiaccio? si sfruttava ciò che la natura metteva
a disposizione, cioè la neve.
Durante la stagione invernale, nei paesi collinari della
Murgia, si raccoglieva la neve e si depositava nelle cosiddette nevare o neviere,
costruzioni basse e seminterrate, dove opportunamente conservata la neve si
trasformava in ghiaccio.
In tarda primavera iniziava il commercio del ghiaccio; da Ceglie in particolare, essendo la cittadina collinare (con spesso abbondanti nevicate) più vicina al pianeggiante Salento, partivano nelle notti più fresche, traini carichi di ghiaccio diretti a Lecce e nei paesi dell'allora provincia di "Terra d'Otranto".
Le NEVIERE DI CEGLIE MESSAPICA
La Neviera (A’Nivar)
di Vito Amico (Associazione
Speleocem)
Ricordo le estati degli anni 70-80 quando prelevavo con un secchio di latta, l’acqua dalla cisterna del trullino in campagna dei miei nonni: “bevi piano, rischi una congestione” gridava la nonna, e io bambino mi rinfrescavo dalla calura estiva con un bel sorso d’acqua fresca della cisterna. In effetti la temperatura dell’acqua di una cisterna conserva la temperatura media stagionale, una temperatura simile a quella presente nelle grotte.
In tempi passati, i nostri avi, avevano pensato bene di depositare la neve invernale in delle strutture ipogee, scavate nella roccia, a volte sfruttando le cavità carsiche opportunamente impermeabilizzate, per poter mantenere una temperatura costante e prossime allo zero e poi usare il ghiaccio in estate! La neve caduta in inverno si conservava in queste apposite cavità, si compattava, solidificava e diventava ghiaccio trasparente. Con tutti gli accorgimenti del caso si trasportava e vendeva, per necessità di refrigerazione e preparazione di granite o gelati, ma non solo.
La neve, fin agli inizi del '900, imbiancava il territorio nella frequenza di 5-6 precipitazioni in ogni stagione invernale. La neve caduta quindi veniva arrotolata e fatta cadere nel fondo della neviera. Queste balle venivano schiacciate, compattate e creati degli strati di cinquanta centimetri. Tra uno strato e l’altro veniva disposto un velo di paglia di (uerghj) orzo. Strato su strato si raggiungeva la sommità, e poi chiuse la finestra e la portafinestra, sigillata, si manteneva la temperatura costante, trasformandosi in ghiaccio per l’uso estivo. Secondo le notizie di anziani, e storici, locali, in estate venivano aperte le porte, e i blocchi di ghiaccio venivano spaccati con asce, segate, avvolte in sacchi di juta e paglia, venivano smistati per tramite di carretti, in altri depositi neviere di Lecce e Taranto. Smistati e venduti in pezzi più piccoli, sia in loco che nei centri di commercio.
L’utilizzo della neve era per uso alimentare e per uso medico sanitario. Basti pensare che in tempi passati quando la medicina non aveva conoscenze approfondite per le febbri, per traumi, infiammazioni, si ricorreva al ghiaccio. Queste strutture che possono essere definiti monumenti di archeologia agricolo-industriale di straordinarie testimonianze architettoniche arrivate a noi, a volte intatte o modificate, per esempio in cisterne. Testimonianze legate soprattutto alla vita contadina, ricca di tanta storia e di tante tradizioni, da tutelare e salvaguardare per le future generazioni.
Le neviere possono essere definite antiche industrie del freddo, dismesse dall’avvento dell’energia elettrica e dal frigo elettrico. A Ceglie Messapica sono giunte fin ai nostri giorni, alcune già note altre sconosciute. Le neviere sono catastate al catasto regionale delle cavità artificiali.
Neviera Insarti in Via Emilio Notte, sul lato opposto dell’area 167 è ben visibile una porta che sprofonda in un ipogeo. Probabilmente questa in origine sarà stata usata come neviera, poi modificata e ampliata per scopi agro-pastorali. Le prime esplorazioni tecniche, e di rilevazioni (rilievo Vito Amico 2003) furono eseguite dall’ Associazione no-profit Speleocem.
Neviera Fedele Grande, situata a sei chilometri dal centro abitato di Ceglie Messapica sulla Strada Provinciale 23. Nascosta tra rovi, macchia mediterranea ed edera, si percepisce dal ciglio stradale lo spigolo sud est della struttura, alto due metri dal livello stradale. Sono visibili le due aperture, la prima laterale con una porta d’accesso alla neviera e la seconda per l’uso di cisterna, aperta presumibilmente in tempi recenti, quando le temperature sono aumentate, successivamente al periodo freddo del 600\700. L’altezza massima alla chiave di volta (volta a botte) è di sei metri, altezza che sicuramente non originale, poiché riempita da pietrame e detriti. La parte superiore a copertura spiovente, misura otto metri per tredici, ed interna sei metri e settanta centimetri per dodici metri.
Neviera Votano Russo a tre chilometri e mezzo dal centro abitato, questa neviera è in condizioni precarie, le pareti laterali sono parzialmente pericolanti, la volta è in discrete condizioni anche se a tratti, mancano le chianche di copertura. Sono ben visibili le portefinestre di entrambi i lati, e in sommità sono presenti degli arbusti che compromettono la staticità della volta. La volta è a botte e in prossimità del centro è ben visibile un pozzetto.
Oltre a queste neviere ci sono notizie di altre neviere: Neviera Via Martina dove ora sorge la scuola Papa Giovanni XXIII, Neviera Genovese, Neviera Fedele Grande.