ALTOSALENTO RIVIERA DEI TRULLI benvenuti in Puglia |
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Credenze popolari, riti e superstizioni Credenze,
superstizioni e riti fanno parte della nostra civiltà contadina di un recente
passato, e sono ancora
nella memoria dei nostri nonni.
- Un rito magico molto diffuso era quello di ‘tagliare i vermi’ ai
bambini che soffrivano mal di pancia. Veniva chiamata una donna esperta, che nel
vicinato non mancava mai, e che interveniva con una tecnica e una formula
segreta che le era stata tramandata: per tre volte faceva il segno della croce
sulla pancia del bambino con le mani unte di olio e, massaggiando la pancia,
recitava preghiere misteriose.
- Quando i bambini piangevano lamentandosi senza un motivo apparente, si
consultava un’ anziana esperta che controllava se avessero il malocchio (l’affascinu).
L’affascio poteva essere procurato ai neonati dallo sguardo invidioso di donne
che non potevano avere figli, o da chi, in ogni modo per invidia, facesse
apprezzamenti. Per far guarire dal malocchio si ungeva l’indice con l’olio e
lo si faceva gocciolare nel piatto poggiato sulla testa del ‘fascinato’;
l’operazione veniva ripetuta per tre volte recitando l’Ave Maria.
Questi e altri riti sono rivissuti in rappresentazioni teatrali da parte
di bravi artisti dilettanti locali. -
Un personaggio mitico morto nel 1955, conosciuto in tutto il Salento, e
rappresentato con successo da una compagnia teatrale è Giuseppe Argentiero conosciuto come ‘Seppe u
Padreterno’, traduzione letterale Giuseppe il Padre Eterno.
Era nato a Ceglie e abitava nel suo trullo in campagna a Pascarosa, sin
da bambino si era appassionato alla ricerca di erbe medicinali, durante la prima
guerra mondiale fu impiegato in una infermeria dove immagazzinò tante nozioni
mediche. Tornato a Pascarosa si dedicò ad aiutare i suoi concittadini
con unguenti, decotti ed erbe ricevendo in cambio solo doni in natura. In
pochi anni la sua fama di guaritore varcò i confini della Puglia tanto che nel
periodo fascista, persino il regime si interessò di lui, alcuni gerarchi si
recavano da lui per un consulto e il ‘Padreterno’ ottenne in cambio
un’apposita fermata ferroviaria a Pascarosa. Lo scrittore Guido Piovene lo
intervistò e lo riporta nel suo libro ‘Viaggio in Italia’, anche la RAI
parla di lui nel 56 e nel 57. Un tale paralizzato agli arti volle, un giorno, andare a trovare “Seppe u Patreterno”: fu così che al tiro di un mulo ed accompagnato dai familiari, si inerpicò per l’arduo sentiero che portava alla casa del guaritore, ma prima di giungervi dette ordine di nascondere in un cespuglio, ai bordi della stradina, il regalo che aveva preparato per l’occasione, perché così egli ragionò: “Se mi fa guarire, queste uova saranno sue, diversamente me le riprenderò al ritorno”. Pare che la scena non fosse sfuggita, dall’alto della collina, al “Patreterno”, il quale, come sua abitudine, usava sempre scrutare di nascosto i suoi visitatori al momento dell’arrivo. Ora, cosa non avvenne quando il malato, una volta al cospetto di “Seppe” si sentì dire queste testuali parole: “Prima che io ti guarisca, vai a prendere il paniere delle uova che hai nascosto nel cespuglio”. Con uno sbigottimento sul volto, un gran tremore per tutta la persona, soffocato da un grido, si vide il paziente agitarsi convulsamente e implorare perdono al “Patreterno”. Poco dopo il paralitico ritornò reggendo con le sue stesse mani, prima inerti, le ceste delle uova. Il miracolo si era avverato! |